LA QUESTURA DI SALERNO VIETA L’ESPOSIZIONE ALL’ARECHI DI UNO STRISCIONE PER MASSIMO CASALNUOVO

Agosto 18, 2012 0 Di admin

Massimo Casalnuovo aveva 22 anni e viveva a Buonabitacolo, in provincia di Salerno. Era un ragazzo come tanti, ma la sua vita è stata tragicamente spezzata circa un anno fa, a causa di una rovinosa caduta dallo scooter nei pressi di un posto di blocco dei Carabinieri.

La prima ricostruzione delle forze dell’ordine ha parlato di un tentativo di fuga da parte del ragazzo per evitare il posto di blocco che è terminata con la caduta a causa dell’alta velocità.
Ma alcuni testimoni descrivono tutt’altro episodio. A detta dei presenti, infatti, sarebbe stato un dei Carabinieri, in servizio quella sera, a spingere, con un calcio, il motorino in transito, facendo perdere il controllo del mezzo al ragazzo e provocando la rovinosa caduta che ha strappato Massimo all’affetto dei suoi cari.
La Procura ha aperto un’inchiesta in merito, ma, ovviamente, da quel triste giorno, i parenti e gli amici di Massimo non si danno pace e combattono la loro personale battaglia affinché emerga la verità sul quel tragico evento, e si possa avere, finalmente, giustizia.

 

In nome della GIUSTIZIA e delle VERITA’.
Le stesse parole che sono riportate su uno striscione realizzato dai familiari di Massimo Casalnuovo e che, nel corso della stagione calcistica appena trascorsa, è stato affisso in tutti i campi dove ha giocato il Buonabitacolo Soccer, la squadra di calcio del paese, impegnata nel campionato di Seconda Categoria della regione Campania.
Quello stesso striscione che però Osvaldo Casalnuovo non ha potuto esporre nella recente amichevole tra la Salernitana e la Lazio (giocata allo Stadio Arechi lo scorso 7 Agosto 2012), perchè la Questura di Salerno non ha rilasciato la regolare autorizzazione, motivando la propria scelta con una presunta “non compatibilità” con l’evento in programma.
Ma quello che è successo a Salerno è davvero assurdo, visto che tra l’altro, risulterebbe essere l’ennesimo tentativo di boicottaggio nei confronti di questa famiglia e degli amici di Massimo e della battaglia che portano avanti ormai da un anno a questa parte.
Un divieto che ha il sapore amaro dell’abuso e che stride, fortemente, con le più basilari norme giuridiche del nostro ordinamento, che parlano chiaramente, ad esempio, della cosiddetta “libertà di espressione”.
Una libertà che, evidentemente, in talune stanze, non viene, troppo spesso considerata.  Forse per paura, o forse per chissà quale altro motivo.

Fonte: abusodipolizia.it

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