LA STORIA DI MASSIMO IN UN DOCUFILM ON-LINE ‘PER CHIEDERE GIUSTIZIA’

Gennaio 16, 2014 0 Di admin
Massimo Casalnuovo aveva 22 anni e faceva il meccanico. La sera del 20 agosto del 2011 non si ferma a un posto di blocco. Da qui le versioni sono due la sua e quella dei carabinieri.
On line il documentario per chiedere giustizia.

Massimo Casalnuovo aveva 22 anni e faceva il meccanico. La sera del 20 agosto 2011 intorno alle 20 e 30 stava percorrendo in motorino via Grancia di Buonabitacolo (in provincia di Salerno) ed era senza casco. Forse per paura della contravvenzione evita l’alt dell’appuntato Francesco luca Chirichella da un posto di blocco non segnalato. Il maresciallo dei carabinieri Giovanni Cunsolo in quel momento si mette il mezzo alla carreggiata per fermare il giovane, che qualche momento dopo cade a terra sbattendo il petto su uno spigolo di un muretto del ponte del fiume Peglio.

Da questo momento ci sono due versioni dei fatti: una è quella dell’Arma per cui Massimo è caduto dopo aver cercato di investire il maresciallo e dopo averlo ferito a un piede. Poi c’è quella di alcuni testimoni che affermano che Massimo avrebbe sbandato a causa del calcio sferrato allo scooter da Cunsolo. Nella stessa sera Massimo morirà durante il trasporto in ambulanza all’ospedale di Polla, dove poco prima arriverà anche il maresciallo Cunsolo per essere assistito.

I familiari di Massimo hanno dato l’autorizzazione per pubblicare on-line il documentario che ricostruisce la sua storia. Un titolo semplice ed efficace, “Mi chiamo Massimo e chiedo giustizia”: in 40 minuti si cerca di riscostruire l’accaduto, dal primo comunicato stampa dell’Arma che incolpava Massimo di avere investito il maresciallo dei carabinieri, alla reazione della comunità di Buonabitacolo.

Ci sono anche le voci di Emilio Risi ed Elia Marchesano, testimoni oculari dell’incidente, le istituzioni locali, gli atti di indagine della polizia giudiziaria, le perizie tecniche. La battaglia della famiglia Casalnuovo è stata portata avanti da due anni ma nell’udienza preliminare dello scorso 5 luglio il maresciallo dei carabinieri Giovanni Cunsolo, unico indagato per la morte di Massimo, è stato assolto.

I familiari continuano a chiedere giustizia: “Ci tengo a precisare che il mio non è accanimento ma è l’unico modo che mi rimane per cercare di abbattere quel muro di indifferenza che è stato circoscritto alla nostra vicenda – scrive Osvaldo Casalnuovo il padre di Massimo- nonostante vi siano gli elementi necessari per poter decidere quali e di chi sono le colpe tutto permane nell’immobilismo, eppure sono stati ascoltati tutti i testimoni, si conoscono gli esiti delle perizie effettuate sia sul motorino che sulle scarpe del militare, nonostante questo ancora nulla. Non riesco a capire il perché di tanta omertà nel non voler volgere al termine di quanto accaduto“.

Selene Cilluffo

FONTE: Today

Il Documentario

Condividi