CASSAZIONE BIS

Gennaio 22, 2021 0 Di admin

Dopo il processo di Appello (bis) tenutosi a Salerno, Suprema Corte di Cassazione accoglie il ricorso presentato dalle parti civili. L’udienza si tiene il 30 settembre 2020. Nonostante anche la Procura della Repubblica chieda l’annullamento della sentenza emessa a Salerno e il riesame del caso, la Corte si esprime in posizione contraria.

“Una mazzata”. Così Osvaldo Casalnuovo commenta la decisione della Cassazione dopo la morte di suo figlio Massimo. I giudici della Corte Suprema hanno rigettato il ricorso della parte civile, confermando la sentenza dubitativa del primo grado di giudizio.
Nella giornata di ieri, infatti, al termine della discussione, il Pubblico Ministero ha chiesto l’accoglimento del ricorso e l’annullamento della sentenza emessa dalla Corte di Salerno. Nella tarda serata di ieri la sentenza della Cassazione: la corte suprema ha deciso di rigettare la richiesta del pubblico ministero. “Non sappiamo cosa fare, abbiamo valutato l’ipotesi di ricorrere alla Corte dei diritti Umani ma non sappiamo, abbiamo tutti contro”, ha dichiarato papà Osvaldo, profondamente scosso dalla sentenza della Cassazione. Una decisione che nessuno si aspettava, che avrebbe potuto cambiare il percorso di un processo durato nove anni ma, ancora oggi, giustizia non è stata fatta e tra gli amici di Massimo esplode la rabbia. Il giovane Casalnuovo perse la vita nel 2011 a Buonabitacolo in seguito ad un incidente, dovuto ad un inseguimento per non essersi fermato ad un posto di blocco dei Carabinieri. Era a bordo del suo motorino, cadde e morì nell’impatto con l’asfalto. Per l’accusa il carabiniere avrebbe sferrato un calcio facendo cadere il giovane.

di Erika Noschese

Una sentenza emessa non perché si sia dimostrata la non colpevolezza dell’imputato, ma perché “Non è risultato possibile, invero, ricostruire esattamente la dinamica del fatto e, soprattutto, la sua eziologia collegando la caduta e il decesso di Casalnuovo, con probabilità razionale pari alla certezza, al gesto contestato al militare” (Sentenza). Difatti, secondo la Legge, se il primo grado si conclude con una sentenza assolutoria, la motivazione di condanna deve essere “rafforzata”. Seppure la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Potenza si sia basata su un contraddittorio diretto dei testimoni da cui è emerso che le prove alla base del primo grado di giudizio fossero “sommarie” e “parzialmente diverse da quanto affermato dagli stessi testimoni al Giudice d’Appello”.


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