IN RICORDO DI MASSIMO CASALNUOVO. OGGI AVREBBE COMPIUTO 27 ANNI

Marzo 4, 2016 0 Di admin

Oggi Massimo Casalnuovo avrebbe dovuto festeggiare il suo ventisettesimo compleanno. Purtroppo non potrà festeggiare perché come scrive il papà di Massimo, Osvaldo, “Oggi avresti festeggiato 27 anni se non avresti trovato davanti al tuo percorso un essere vestito di nero e senza scrupoli che ti a tolto il dono più bello: la vita”.

Per la morte di Massimo nel dicembre 2015 è stato condannato la Corte d’Assise di Potenza presieduta da Pasquale Autera ha condannato il maresciallo Giovanni Cunsolo alla pena di 4 anni e 6 mesi e interdizione dai pubblici uffici per 5 anni per il reato di omicidio preterintenzionale. In via San Donato, l’amministrazione comunale di Buonabitacolo, aveva fatto installare, ad agosto dello scorso anno, un monumento in memoria del giovane. Alla base del monumento era stata apposta una targa con incisa la frase «In memoria di Massimo Casalnuovo giovane ventiduenne vittima di un’ingiustizia». La frase, come riporta il quotidiano La Città, non sarebbe piaciuta all’avvocato Lagreca, difensore legale del maresciallo ritenuto – dagli inquirenti – il responsabile della morte del ragazzo. L’opera è stata da prima messa sotto sequestro e poi rimossa in ottemperanza al decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Lagonegro.

«Ancora una volta mi ritrovo ad esternare una realtà paradossale – scrive Osvaldo Casalnuovo, padre di Massimo -. La ragione di tutto questo è che, a corollario di una giornata lavorativa, sono stato “omaggiato” da un avviso di garanzia relativo all’apposizione di una scultura il cui solo scopo è quello di mantenere vivo il ricordo di mio figlio. Che dire davanti a così tanta sollecitudine nell’esecuzione di un provvedimento! (ai posteri l’ardua sentenza!) Da parte mia non posso far altro che ringraziare, con la signorilità che mi contraddistingue, per questo ennesimo “omaggio”. In tutto questo quello che mi rattrista – conclude – è che oltre me sono stati raggiunti dallo stesso provvedimento altri miei concittadini che mi sono stati e continuano a starmi vicino per una giusta causa. Di questo loro coinvolgimento ne sono addolorato ma con la serenità di sapere di essere dalla parte del giusto ne usciremo fuori con la faccia pulita».

I fatti:

Massimo muore il 20 agosto del 2011 intorno alle 21. Arriva all’ospedale di Polla agonizzante dopo la caduta dal motorino. Il ragazzo viaggiava su uno scooter, era senza casco ma attenzione: non è morto per aver sbattuto la testa (come si tende a far credere) ma per la violenta botta al torace. Massimo era appena uscito dall’officina in cui lavorava con il padre, non prendeva il motorino da un po’ di tempo. Lo aveva appena aggiustato. Era stato a fare un giro e stava tornando a casa. Non aveva indossato il casco. Lo fanno un po’ tutti a Buonabitacolo. Quella sera la pattuglia dei carabinieri con a bordo il maresciallo Giovanni Cunsolo e l’appuntato Luca Chirichella decide di controllare i ragazzi senza casco, ne fermano due: Elia Marchesano e Emilio Risi. I carabinieri mettono la macchina di traverso sulla strada e formano una specie di posto di blocco. Peccato che lo facciano dietro una curva. La “scena” si svolge sulla strada principale della città, via Grancia, che porta a una piccola piazza dove di sera si ritrova la gente del paese. Cunsolo è seduto dentro la gazzella e sta redigendo la contravvenzione.
Massimo sta arrivando con il suo scooter Beta 50. Sin dal primo momento la versione dei due ragazzi fermati e quella del carabiniere sono opposte. Cunsolo dirà che Massimo, arrivato davanti al “posto di blocco”, accelera, quasi lo investe. Poi perde il controllo del ciclomotore e cade battendo la testa su un muretto a secco. I due ragazzi, interrogati la notte dell’”incidente” dal pm Sessa della Procura di Sala Consilina, hanno invece fornito un’altra versione: Cunsolo era dentro alla macchina, quando vede arrivare Massimo esce dall’auto e per fermarlo sferra un calcio sulla carena del motorino. E’ quel calcio che fa perdere l’equilibrio a Massimo che cade, e muore.7236_359982404125200_1849957647_n Il 5 luglio 2013 la giudice Enrichetta Cioffi del tribunale di Sala Consilina assolve il maresciallo dei carabinieri Cunsolo Giovanni dall’accusa di omicidio preterintenzionale perchè “il fatto non sussiste” anche se con formula dubitativa. A questa sentenza si è arrivati senza un vero processo in quanto l’imputato ha scelto il rito abbreviato. Con questa procedura è infatti quasi impossibile ascoltare i testimoni e la decisione dei giudici dipende unicamente dall’analisi dei documenti presentati dalle parti. La modalità di verbalizzazione degli interrogatori non è stata adeguata perchè anziché trascrivere letteralmente le deposizioni si è proceduto a riassumere i contenuti dell’esame, lasciando ampio margine interpretativo sia al verbalizzante sia a chi poi è chiamato a giudicare e anche i periti,che hanno stilato perizie divergenti tra loro non hanno potuto spiegare nel dettaglio i risultati a cui sono giunti. La questione delle perizie, comunque, sembra essere fondamentale: in quella depositata dalle parti civili, si analizza una rietranza su un lato del motorino. Quell’impronta, sarebbe stata prodotta da un violento calcio a seguito del quale Casalnuovo finisce a terra. Il pubblico ministero ha chiuso la sua requisitoria chiedendo che il vicecomandante fosse condannato per omicidio preterintenzionale con l’aggravante dell’abuso di potere, con una pena di 9 anni e 4 mesi. In appello la Corte d’Assise di Potenza presieduta da Pasquale Autera ha condannato il maresciallo Giovanni Cunsolo alla pena di 4 anni e 6 mesi e interdizione dai pubblici uffici per 5 anni per il reato di omicidio preterintenzionale. L’imputato ha annunciato il ricorso in Cassazione.

massimo

FONTE: ACAD

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